Workation: le migliori città dove lavorare viaggiando nel 2025

Il 2025 si preannuncia come l’anno della definitiva consacrazione della workation, il nuovo stile di vita che fonde lavoro da remoto e viaggio. Scegliere la città da cui lavorare non significa più valutare solo la qualità della connessione Wi-Fi: oggi entrano in gioco benessere, senso di comunità, sostenibilità e stimoli creativi. Da Tokyo ad Atene, le destinazioni che attraggono professionisti digitali da tutto il mondo crescono costantemente grazie a soluzioni smart, spazi coworking d’avanguardia e una vivace offerta culturale. In questa guida scoprirai quali sono le mete più ambite, perché stanno vivendo questo boom, quali servizi offrono – e come la workation rappresenti una svolta non solo personale, ma anche sociale e urbana.

Workation: evoluzione e rivoluzione nella cultura del lavoro

Negli ultimi anni il fenomeno del nomadismo digitale si è trasformato in una profonda rivoluzione dell’approccio al lavoro. Sempre più aziende, dalla Silicon Valley alle startup europee, hanno adottato politiche full remote o ibride, consentendo ai dipendenti di scegliere luoghi e orari più flessibili (fonte: Harvard Business Review, dicembre 2023). La workation – crasi tra work e vacation – supera la semplice idea di lavorare da casa e trasforma il viaggio in una componente stabile e strategica della settimana lavorativa.

Secondo il report State of Remote Work 2024 pubblicato da Buffer, quasi il 65% dei lavoratori da remoto sogna di poter trascorrere almeno tre mesi l’anno fuori dalla propria residenza abituale. Città come Lisbona, Barcellona, Budapest e Bali si sono già affermate come hub privilegiati per professionisti e creator di ogni settore, grazie a incentivi per nomadi digitali, coworking innovativi, caffè tech-friendly e una qualità della vita superiore alla media.

La “caccia” alla migliore città dove fare workation non è più solo una questione di Wi-Fi o prezzi convenienti, ma di benessere psico-fisico, sostenibilità ambientale, condivisione e stimoli continui, grazie a un’immersione autentica nel lifestyle locale. L’attenzione di governi, enti turistici e amministrazioni cresce di pari passo, con investimenti mirati ad attrarre e trattenere lavoratori creativi e cosmopoliti. Dall’Europa orientale al Sud-Est asiatico, il trend è in crescita continua.

Le città migliori per workation nel 2025

La scelta delle destinazioni workation più interessanti per il 2025 si basa su criteri come accessibilità, servizi per lavoratori digitali, sostenibilità, qualità ambientale e vitalità delle community. Secondo le ultime classifiche pubblicate da Nomad List, Forbes e The Guardian, ecco le cinque metropoli che stanno ridefinendo il concetto di lavoro in movimento:

  • Lisbona – Considerata l’hub per eccellenza, offre un ecosistema digitale dinamico, affitti competitivi (media 980€/mese per un monolocale, fonte Statista 2024), clima mite tutto l’anno e una solida community internazionale. Il governo portoghese sostiene i lavoratori stranieri con un visto per nomadi digitali.
  • Bali (Canggu) – Da tempio del surf a paradiso smart, propone spazi coworking iconici (Dojo, Outpost), costo della vita accessibile (media 800€/mese), connessione stabile, wellness diffuso e natura mozzafiato a portata di mano.
  • Bangkok – Economica ma cosmopolita, si distingue per vita notturna vivace, trasporti efficienti, wi-fi ovunque e uno dei migliori rapporti qualità-prezzo secondo il “Global Remote Work Index 2024” di Remote.com.
  • Barcellona – Si conferma tra le migliori mete europee grazie alla sua rete di coworking evoluta (oltre 300 secondo Coworker), spiagge urbane, cucina variegata e una comunità internazionale accogliente.
  • Atene – Nuova protagonista europea, è tra le capitali più economiche in Europa occidentale (affitto medio monolocale: circa 600€/mese, dati Eurostat 2024). Offre storia, mare, ospitalità calorosa e un fiorente ecosistema di startup.

Altri centri in rapida ascesa sono Tbilisi (Georgia), Medellín (Colombia), Cape Town e Tallinn. Secondo il “Global Talent Competitiveness Index” dell’INSEAD, città “piccole” ma smart come Porto e Chiang Mai offrono opportunità sempre più competitive. L’offerta di coliving (residenze condivise per lavoratori da remoto) e coworking si è triplicata globalmente tra il 2019 e il 2024, segnando una crescita senza precedenti.

Come la workation sta trasformando città e comunità

L’arrivo di lavoratori da remoto e freelance in nuove città genera impatti economici e sociali significativi. Secondo il World Economic Forum (Rapporto 2024), le città workation-friendly assistono a una forte spinta all’innovazione nei settori hospitality, immobiliare, food&beverage e servizi digitali. Nascono caffetterie “a consumo”, spazi coworking all’aperto, servizi di hospitality flessibile, tutti pensati per un pubblico globale in continuo movimento.

Dal punto di vista economico, secondo Euronews e dati Eurostat, la crescita dei professionisti da remoto porta risvolti positivi: più occupazione nei servizi, rigenerazione urbana dei quartieri periferici, sviluppo di startup tech e creative. Tuttavia, in alcune grandi città si dibatte anche sui possibili effetti collaterali: prezzi degli affitti in aumento, pressione sulle infrastrutture e rischio di costruire community parallele, scollegate dal tessuto locale.

Il confronto tra amministrazioni, investitori e residenti diventa centrale: città come Amsterdam e Berlino stanno introducendo regole e limiti per evitare forme di gentrificazione dannose. Altre città – come Atene – puntano sulla cooperazione locale e sulla creazione di community miste tra residenti e nomadi digitali per integrare meglio nuovi talenti e storie del territorio.

Workation e futuro del lavoro: più libertà, nuove responsabilità

La crescita della workation porta con sé innovazione e interrogativi: fino a che punto la flessibilità è davvero sostenibile per tutti? Secondo ricerche di Gallup e OCSE nel 2024, la produttività dei remote worker è spesso più alta (quasi il 9% in più) rispetto a chi lavora in presenza, specialmente nei settori creativi, project management e sviluppo digitale. Restano però fondamentali forme di regolamentazione omogenee a livello internazionale, tutela dei diritti dei lavoratori itineranti e formazione continua. Lavorare lontano dalla sede richiede competenze specifiche e nuove responsabilità sulla propria performance.

Per le aziende, adottare la logica della workation significa ripensare i modelli di engagement e valutazione: non più controllo, ma fiducia e focus su obiettivi. I centri urbani più evoluti diventano veri e propri laboratori di nuove socialità, dove lavoro, vita privata e cultura si intrecciano, migliorando la qualità della vita e aumentando il senso di appartenenza a comunità fluide, internazionali e inclusive.

Nuove mappe della mobilità: sfide e prospettive

L’impatto urbanistico della workation e delle community nomadi digitali è al centro della riflessione di policy maker e urbanisti. Le città più innovative investono in infrastrutture digitali diffuse, spazi verdi polivalenti, soluzioni di micromobilità e smart hospitality, anche grazie a fondi europei per la transizione ecologica e digitale (fonte: Commissione Europea 2024). Restano tuttavia da affrontare questioni legate alla sostenibilità dei flussi turistici di lungo periodo, al rispetto delle culture locali e alla gestione delle esigenze di salute e sicurezza dei lavoratori in viaggio.

Sul piano delle politiche, molte amministrazioni stanno introducendo visti ad hoc per digital nomad, con estensioni di soggiorno e agevolazioni fiscali – spicca in questo senso il modello portoghese. L’auspicio di ricercatori dell’OECD e dell’Università di Utrecht è che il futuro della workation punti su modelli di mobilità responsabile: integrazione con i territori, equità, sostenibilità e diritto alla connessione per tutti. Chi vuole orientarsi nel mondo della workation e dei diritti digitali trova dati utili su migrazioni degli smart worker italiani sul sito ISTAT e nelle pagine tematiche della Commissione Europea dedicata a economia digitale e lavoro.

Workation: la nuova normalità che trasforma lavoro e viaggio

Nel 2025 la workation ridefinisce i confini tra lavoro, piacere e cultura urbana. Scegliere di lavorare viaggiando non è più solo un privilegio per pochi, ma diventa un’opportunità reale in rapida espansione, sostenuta da startup, istituzioni e community globali. Le città che emergono come hub per lavoratori digitali attraggono nuovi talenti e sperimentano servizi e socialità innovativi, costruendo una mappa sempre più ampia della mobilità internazionale. Per chi desidera “connettersi” al resto del mondo senza rinunciare alla qualità della vita, il futuro è già qui: la workation non è una semplice tendenza, ma una nuova strada per vivere, lavorare, incontrare e creare valore per sé e per le città capaci di cogliere la sfida.

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